PROVOCAZIONE DA LE ULTIME LUNE
Professore: “Dicono tutti che a sognare sono i giovani, ma non è vero. Quelli dei giovani non sono sogni, ma progetti e speranze. Le cose che immaginano sono tutte possibili, tutte realizzabili, perché, se esiste un futuro, non c’è nulla che non possa accadere. Solo i vecchi immaginano cose che non accadranno mai, inventano un futuro che non ci sarà e ricordano un passato che non può tornare. I veri sognatori sono loro… con quelle teste tremolanti piene di episodi consumati, di parole dette, di facce morte… Sono loro gli unici capaci di pensare l’inesistente, e continuano intrepidi a filare fantasie e desideri nella più brutale consapevolezza che non si realizzeranno mai.”
[…]
Professore: “…No, è proprio il mio mondo che a poco a poco se n’è andato. Prima le persone… e poi le idee… Restano solo i ricordi.”
Moglie: “Perché dici le idee? Chi te le può togliere quelle?”
Professore: “Nessuno, certo. Solo che non circolano più: sono moneta fuori corso. La mia bella cultura, solida e svettante come una cattedrale, è diventata merce da rigattiere. […] I concetti che consideravo importanti, oggi sono marginali, l’arte che amavo è superata, i sentimenti che mi commuovevano sono diventati buffi e ciò che sembra buffo a me non fa più ridere nessuno. Insomma il mondo non usa più le mie parole e non ha più i miei gusti… e camminarci sopra senza inciampare è ormai troppo difficile. …”
Da “Le ultime lune” di Furio Bordon, Parte prima.
Chi parla è un anziano professore, vedovo, che dialoga, come del resto fa ogni giorno, con la moglie defunta, questo però è un colloquio particolare, sono le ultime ore del vecchio nella sua casa; sia pure per sua decisione sta andando a Villa Delizia, la casa di riposo in cui trascorrerà il resto della sua vita, e in cui non porterà il ricordo della donna che ha amato “perché lei è giovane e là ci sono solo vecchi, e i vecchi sono tristi, non è posto dove portarla”
Questo personaggio è stato portato sulla scena nel 1995 da Marcello Mastroianni, e poi da Gianrico Tedeschi, ed è questo ultimo allestimento che ho avuto la fortuna di vedere nel 2002 a teatro. Uno spezzone lo trovate in un mio post dedicato a Gianrico Tedeschi. In questi ultimi tempi ho pensato molto ai ricordi, ai pensieri e alle parole, e ho voluto rileggere il testo di questo bel lavoro teatrale.